IL CASO. Una coppia di coniugi residenti in provincia di Chieti si vede arrivare l’atto di pignoramento della prima casa in comunione dei beni, per un debito bancario di oltre 160.000 euro. Tutto nasce dal licenziamento e dalla scoperta del cancro, che costringono la coppia a sostenere spese impreviste. Nonostante la malattia fosse stata superata, la coppia riesce dapprima a rinegoziare il mutuo ma poi si trova nuovamente in difficoltà a causa delle dimissioni dal lavoro di uno dei coniugi per il mancato pagamento degli stipendi. Le necessità familiari, diventate ancora più gravose a seguito della nascita dei figli, costringono la coppia ad indebitarsi con società finanziarie fino a ritrovarsi prigionieri di oltre 200.000 euro di debiti a testa.
L’ITER DELLA PROCEDURA. La prima casa era stata venduta all’asta a 35.000 euro e fronte di un debito bancario di oltre 160.000 euro. I clienti sarebbero rimasti indebitati a vita per la differenza, in quanto i creditori avrebbero potuto aggredire il quinto dei loro stipendi. E’ stato consigliato alla coppia di richiedere l’accesso ad una procedura di sovraindebitamento familiare, ex art. 66 del Codice della Crisi, che consente di risparmiare sulle spese di procedura, essendo parte dei debiti riconducibili ad entrambi i coniugi. Gli stessi hanno quindi depositato domanda di liquidazione controllata familiare, mettendo a disposizione il ricavato della vendita all’asta della loro prima casa, alcune quote indivise di proprietà immobiliari, due autovetture e uno scooter vecchi e di poco valore, e l’eventuale eccedenza dello stipendio sul fabbisogno familiare.
LA SOLUZIONE. Il Tribunale di Lanciano ha accolto la domanda dei coniugi aprendo la procedura di liquidazione controllata familiare, restituendo loro la speranza di una vita serena. Infatti, a partire dalla pubblicazione della sentenza, nessun creditore potrà iniziare o proseguire pignoramenti di alcun tipo. I coniugi inoltre potranno ottenere, dopo tre anni dall’apertura della procedura, la liberazione da tutti i debiti non pagati e il fresh start ossia in un nuovo inizio. Lo studio chiederà al Tribunale di emettere il decreto di esdebitazione di diritto, che consiste, ai sensi dell’art. 278 CCII, nel far dichiarare inesigibili i debiti rimasti insoddisfatti nella procedura, qualsiasi sia la somma ricavata dalla vendita dei beni. Soltanto dopo questo provvedimento del Tribunale, i coniugi si libereranno definitivamente di tutti i loro debiti.
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